Luca Bartolomei è autore di notevole originalità e capacità, se riesce a comunicare una visione disallineata e critica del mondo contemporaneo, la stessa che – sottotraccia, come celata vena aurifera – attraversa e impreziosisce i suoi racconti, le situazioni ed i protagonisti.
La silloge L’inganno e altri racconti raccoglie sei “prospettive” narrative da altrettanti mondi apparentemente differenti, purtuttavia parzialmente sovrapponibili e osmoticamente comunicanti: non è un caso se i personaggi principali dei primi racconti si ritrovano negli ultimi, investiti di ruoli e funzioni nuove, e “naturalmente” operanti di conseguenza.
Filosoficamente, viene istintivo pensare all’ “Uno, nessuno e centomila” di pirandelliana memoria, quando l’autore ci pone dinanzi alle contraddizioni – consapevoli, calcolate e dunque colpevoli – della società odierna, laddove i vissuti afferenti all’amore, al lavoro, alla morale (civile e religiosa) non sono mai lineari e “univocamente significanti” come appaiono, quanto piuttosto – svaporando in concetti aleatori e polimorfi – suscettibili di “variazioni in corso”, atte a snaturarne impietosamente l’essenza stessa.
Non era facile cimentarsi con tanto mellifluo, ingannevole e variegato “materiale umano”, ma Luca Bartolomei non soltanto è riuscito nell’intento, bensì ha eccelso, grazie ad una cifra stilistica asciutta, paratattica, impreziosita da discorsi diretti e frasi concitate, atti a conferire un ritmo serrato e seducente alla narrazione.