Enrico Buongiovanni nel suo romanzo d’esordio, Il cuore di un padre, narra di un’esistenza apparentemente asfittica, di una quotidianità, ai giorni nostri, quasi seriale: Riccardo, il giovane protagonista, ha un lavoro precario e una vita routinaria, grommata dalle preoccupazioni che in fondo affliggono ciascuno di noi (l’affitto, le bollette, gli amici, l’amore, la famiglia).
Filo conduttore del romanzo è il rapporto – dapprima sfilacciato e perso, poi, sul tragico finale, recuperato – con Paolo, padre da sempre assente, ufficialmente per motivi di lavoro, in realtà per il senso di solitudine profondo vissuto nel rapporto, infelice e spento, con la propria famiglia (sua moglie Angela, sua figlia Luisa ed il protagonista Riccardo).
Accanto alle dinamiche familiari, Riccardo svolge la propria vita insieme a Prince (amico alcoolista e con grossi problemi familiari), Matthew (fratello maggiore di Prince, nonchè uomo protettivo e paterno, destinato a scomparire prematuramente), Edoardo (collega di Riccardo), in una sequela di osservazioni intimistiche e persino politico – religiose decisamente variegate e pindariche, che sovente appesantiscono la fluidità del racconto, disorientando il lettore nel momento in cui fanno perdere il filo rosso del narrato principale (si vedano in proposito le digressioni relative a Erica, infatuazione fugace, ed a Romano, insegnante del protagonista).
Come detto, solo nell’epilogo – quando la figura di Paolo viene più approfonditamente caratterizzata – lo scritto rende giustizia al titolo: il padre assurge a comprimario, ruolo che tuttavia sarebbe logico rivestisse sin dalle prime pagine.
Complessivamente, più che un romanzo, l’opera di Enrico Buongiovanni appare quale diario intimo (forse non è in tal senso un caso la narrazione in prima persona), taccuino personale pregno di autentica sensibilità, in cui la vita “oggettiva” lascia il posto a moti soggettivi profondi, irrazionali, sinaptici, non di rado commoventi, quasi che l’autore stesso sia, al pari del suo protagonista, alla ricerca del proprio, personale ed irripetibile “posto nel mondo”.